L’acqua e le numerose
sfumature del cambiamento
Il giallo, in Uganda, è il colore dell’acqua.
Gialle, infatti, sono le taniche che le persone
utilizzano per trasportare l’acqua dal pozzo o dal fiume a casa. Quando cammini
per le strade dell’Uganda non puoi non accorgerti del giallo. A Kampala, la
capitale, è un po’ diverso. Molte più case hanno l’acqua corrente e sono meno
le persone che girano con le taniche. Ma appena fuori dalla città, lungo le
strade, la gente cammina portando l’acqua nelle taniche sulla testa, sulle
bici, sui boda-boda (motociclette che funzionano come dei taxi), o più
semplicemente in mano. Donne, bambini, uomini…tutti sembrano trasportare
l’acqua qui. Se vuoi sapere dove si trova il pozzo più vicino ti basta seguire
le taniche gialle. Quando aumentano significa che l’acqua è vicina, che non
manca molto, che sei quasi arrivato. Alcune persone sembrano metterci
relativamente poco a recuperare l’acqua necessaria per vivere ma per altre la
strada sembra tanta, molta, forse troppa. Ho in mente ragazzi spingere le loro
biciclette cariche di almeno 60 lt di acqua su per le salite, con i piedi
scalzi, con la testa bassa. O donne che camminano con la tanica sulla testa. O
ancora bambini piccoli che trasportano piccole taniche da 5 litri correndo
lungo le strade.
Di fronte a questo rituale che si ripete più volte al
giorno, di villaggio in villaggio, di casa in casa, i miei pensieri si perdono
di continuo, alla ricerca del punto migliore da cui poter partire per avere una
lettura di tutto questo. Ciò che più mi colpisce è la naturalità con cui questo
gesto viene compiuto. Un ragazzo, che lavora come guida in un albergo, mi ha
detto che la sua famiglia prende l’acqua al fiume tutti i giorni a una ventina
di minuti da casa. Quando sono nella stagione delle piogge la fanno bollire
prima di berla, altrimenti la utilizzano e basta. Cerco di scorgere sul suo
volto qualche espressione di stanchezza o di desiderio di cambiamento, ma non
mi sembra ci sia nulla che possa far pensare a tutto questo. Per lui, per loro,
questa è la normalità a cui sono abituati.
Penso alle nostre case, all’acqua che scorre dai
rubinetti, che sgorga dalle docce…troppo facile, però, dire che noi siamo più
fortunati. La via da seguire è più complessa, o almeno questa è la mia
impressione. Per noi questa è la normalità a cui siamo abituati fin da piccoli:
aprire un rubinetto e avere l’acqua corrente a disposizione. Una volta, un
paziente adottato, mi disse: “se non hai mai avuto una madre e un padre non sai
cosa sia il concetto di famiglia. Per te, la normalità, è un orfanotrofio
gestito dalle suore”. Ringrazio ancora oggi quel paziente per avermi aiutato a
comprendere quanto la normalità sia un concetto piuttosto insidioso. Questo è
per dire che se la tua normalità è andare a prendere l’acqua al pozzo tutti i
giorni, impiegando tutti i mezzi a tua disposizione, non si può dire che tu sia
più sfortunato di altri. Bisogna però dire che in Uganda, a differenza di altri
posti, l’acqua non manca, c’è molto verde e la pioggia viene spesso a farti
compagnia durante il giorno.
Per noi sarebbe impossibile andare a prendere l’acqua
tutti i giorni al pozzo. Ci dovremmo alzare molto prima la mattina, andare al
punto d’acqua più vicino, riempire le taniche, tornare a casa, lavarci e
prepararci per andare a lavoro. Tornati a casa, la sera, dovremmo cucinare
utilizzando l’acqua ancora a nostra disposizione oppure andarne a prendere
altra. Essendo la maggior parte di noi dotati di macchina faremmo però
probabilmente un grosso carico di acqua una volta alla settimana per andare il
meno possibile alla fontana. Anche perché da noi, se per caso a qualcuno
venisse in mente di farsi aiutare dai propri figli minorenni, il rischio della
denuncia per sfruttamento, maltrattamento o abbandono di minori sarebbe molto
più che una possibilità. Insomma, come si sarà inteso, questa storia di andare
a prendere l’acqua alle fontane nelle nostre città non si regge in piedi. Per
noi, per come è strutturata la nostra giornata, la nostra famiglia e la nostra
società è impensabile non avere l’acqua corrente in casa. Ma, allora, la
domanda che mi risuona nella mente è: come facciamo ad essere così convinti che
avere l’acqua direttamente in casa sia la cosa più giusta anche per queste
persone ugandesi? Cambiare le abitudini delle persone non è così semplice e
bisogna essere consapevoli che un singolo cambiamento può avere delle
conseguenze inaspettate, una sorta di effetto domino che non sempre porta
effetti positivi alle persone. Così come noi faremmo fatica ad immaginarci un
mondo senza acqua corrente, forse, anche queste persone avrebbero delle
difficoltà ad immaginare di vivere con l’acqua direttamente in casa. Ad esempio
come impiegherebbero il tempo che prima impiegavano per andare a prendere
l’acqua? E le relazioni che costruivano lungo la strada e al pozzo verranno
sostituite in un altro modo oppure andranno perse? Si correrebbe il rischio di
restare più chiusi all’interno delle proprie case? Sono domande a cui non ho
risposta, probabilmente molto provocatorie e criticabili. Ma è un modo per dire
che prima di vedere tutte queste taniche gialle ero convinto che il nostro
fosse il modo giusto di vivere, forse l’unico, mentre adesso non sono più
convinto di questo. Il nostro è un modo di vivere, così come lo è il loro ed
entrambi hanno alcuni aspetti positivi ed altri negativi.
Tutto questo mi aiuta a dire che il cambiamento non
deve mai avvenire dall’esterno ma sempre dall’interno. Esportare un
comportamento, un modello o un protocollo è pericolosissimo perché provoca
effetti a cui nessuno è preparato. Diverso, invece, è quando i cambiamenti
avvengono partendo dalle persone, come effetto di una qualche ricerca, di un
ragionamento, di una riflessione. Non possiamo pensare di dire alle persone
“questo è il modo giusto, dovete fare così”; al contrario, possiamo
avvicinarci e sostenerle nella ricerca del loro modo giusto, che potrebbe anche
essere distante anni luce dal nostro.Tutto questo richiede certamente più tempo
e in un mondo sempre più globalizzato diventa difficile pensare che le persone
possano vivere in modo tanto diverso tra loro, ma non credo ci siano tante
altre possibilità. Solamente abbandonando il proprio punto di osservazione ci
si può accorgere delle numerose sfumature presenti nella vita delle persone.
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